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gianpaolo risponde:
September 11th, 2014 ore 15:02
@Massimiliano Montes, e quindi se di uno stesso vino uno fa piu’ lotti, che possono benissimo e infatti spesso hanno solforose diverse, uno deve far stampare piu’ lotti di etichette, magari due giorni prima dell’imbottigliamento, per piccole quantita’, per essere sicuro di mettere il dato esatto?
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Massimiliano Montes risponde:
September 11th, 2014 ore 16:39
@gianpaolo, esiste una normativa italiana ed europea che prevede una certificazione biologica per il vino anche in relazione alla quantità in mg/l di solforosa totale. Tu mi stai dicendo che un produttore certificato bio ha lotti di vino con contenuto di solforosa molto differente? O la legge che richiede l’indicazione della solforosa massima in mg/l è da rifare o qualcosa non mi torna.
Se la differenza tra i lotti è minima si chiede al legislatore di introdurre un margine di tolleranza, o delle fasce di appartenenza.
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gianpaolo risponde:
September 11th, 2014 ore 17:15
@Massimiliano Montes, la differenza tra lotti puo’ essere allo stato attuale quella ammessa dalla legge, ovvero l’importante e’ che ogni lotto non superi il limite ammesso. Non capisco che vuoi dire quando dici “c’e’ qualcosa che non va”. Un vino al primo lotto di imbottigliamento a Marzo puo’ avere 40 di totale e all’ultimo lotto a Novembre o Gennaio dell’anno successivo avee 60. Qual’e’ il problema se rimane (abbondantemente) al di sotto della norma? Ovvio che il produttore lo quanto e’ il vino all’imbottigliamento, ma mica deve stamparsi ogni volta le etichette.
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Massimiliano Montes risponde:
September 11th, 2014 ore 17:55
@gianpaolo, perdonami ma da profano c’é qualcosa che non capisco. Tu me la saprai certamente spiegare. Se una determinata etichetta è fatta con la stessa uva vinificata allo stesso modo come è possibile che ci siano vistose differenze nella solforosa totale?
Me lo spiegherei solo pensando che il vino viene fatto con diverse partite di uva, alcune magari acquistate e di qualità inferiore, che richiedono dosi maggiori di solforosa.
gianpaolo risponde:
September 11th, 2014 ore 18:36
@montes, poniamo che tua abbia due botti, e che in partenza abbiano dei valori di solforosa totale e libera uguali. Una la imbottigli a Gennaio, e l’altra la imbottigli a Novembre. E’ piu’ che probabile che la libera nella vasca che e’ rimasta tutti quei mesi in cantina si sia abbassata, e che tu debba quindi addizionare nuovamente per riportarla agli standard che ritieni necessari per l’imbottigliamento. In questo caso i vini dovrebbero avere secondo il tuo ragionamento due etichette diverse. Moltiplica questo per 10 o per piu’ di questo in caso di piu’ lotti di imbottigliamento per vini anche relativamente di tiratura modesta, come il nostro morellino base che fa circa 100.000 bottiglie. Quindi invece di stampare 100000 etichette ne devi stampare 10 lotti da 10000, ognuno con dei valori possibilmente diversi (magari no, ma non lo puoi sapere prima, no?). E li devi stampare poco prima dell’imbottigliamento, perche’ le aggiunte si fanno a ridosso di esso, pochi giorni prima. Questo e’ solo un esempio, ma ce ne possono essere di casi diversi.
Nic Marsél risponde:
September 11th, 2014 ore 18:51
@gianpaolo, si parla comunque solo di retroetichetta. E’ davvero la fine del mondo? Fossi produttore ne farei addirittura motivo di vanto da utilizzarsi anche (perchè no?) a scopo di marketing.
info@poggioargentiera.com risponde:
September 11th, 2014 ore 18:55
@montes, fatti fare un preventivo per stampare 10x10mila o 1xcentomila etichette, cosi tanto per vedere la differenza. Poi applicalo, che so a 5 vini diversi. Poi fattele stampare che siano pronte e consegnate a 3 giorni dall’ordine. Tutto si puo’ fare, certo, anche andare sulla luna e’ possibile.
Massimiliano Montes risponde:
September 11th, 2014 ore 19:15
@gianpaolo, da quello che tu dici porti la seconda botte (quella che imbottigli a Novembre) agli stessi livelli di solforosa di quella di Gennaio.
E perché ci dovrebbero essere discrepanze così clamorose?
Una certa tolleranza è sempre garantita, e la si potrebbe ulteriormente garantire per legge.
Ma continuo a non capire perché tra la prima e la seconda botte ci debbano essere grandi differenze, se le uve sono le stesse vinificate allo stesso modo.
Altra cosa se ho una seconda partita di uve di scarsa qualità che necessita di maggiore solfitazione.
Nic Marsél risponde:
September 11th, 2014 ore 19:16
@gianpaolo, è un business case che analizzerò quando sarò produttore come te
Nel frattempo se mi anticipi la risposta … scommetto che costa molto meno di andare sulla luna, eddai
gianpaolo risponde:
September 11th, 2014 ore 19:34
@montes, piu’ che discrepanze le definirei differenze. Perchè ci sono, e sono clamorose? Non credo che si parli di differenze clamorose, ma la “vinificazione” non finisce dopo la “fermentazione”, ma continua fino alla messa in bottiglia e persino dopo la messa in bottiglia! Infatti è la quantità di solforosa aggiunta all’imbottigliamento che rappresenta un operazione di vinificazione che ha dei risvolti dopo l’imbottigliamento nello stile del vino che si berrà anche dopo mesi e anni.
Uno potrebbe pensare di mettere delle fasce non troppo strette di livelli di solforosa totale (che aumenta dopo ogni aggiunta, e questo è il motivo per cui se una vasca viene aggiunta una volta, e un altra due volte hanno livelli diversi), per es. da 0 a 40, da 40 a 80 e tra 80 e 100. Rimane sempre il problema del fatto che se hai una solforosa totale di 39 sei fottuto
Massimiliano Montes risponde:
September 11th, 2014 ore 19:41
@gianpaolo, l’idea delle fasce mi piace. Magari insieme a un margine di tolleranza di +-5% ?
Claudio Morini risponde:
September 14th, 2014 ore 10:51
@gianpaolo, paglia di poggio argentiera (sic). Se le differenze non sono clamorose qualè il problema? Si indica il contenuto in solforosa in etichetta concedendo un margine di tolleranza per legge. Se le differenze sono piccole come dice no problem.
Gianpaolo Paglia risponde:
September 14th, 2014 ore 13:33
Ho paura che questo modo di rivolgersi a agli interlocutori professionali contribuirà a far sì che la discussione su argomenti pure interessanti ve la facciate tra di voi (sic).
Massimiliano Montes risponde:
September 14th, 2014 ore 18:02
@Gianpaolo Paglia, come avrai notato ho molto gradito i tuoi interventi, aiutano noi e i lettori a comprendere anche altri punti di vista. Però devi essere sufficientemente tollerante da accettare interventi anche da chi non ha la “patente” di professionista.
Questo post ha già avuto più di 5.000 visualizzazioni, se noi facciamo spaventare i lettori che a torto o a ragione decidono (in maniera altrettanto gradita) di intervenire, la discussione ce la facciamo da soli, non credi?
gianpaolo risponde:
September 14th, 2014 ore 18:53
@massimiliano montes, credo di essere tollerante, e mi piace discutere anche con chi la pensa diversamente. Cerco di farlo rispettando le persone che si esprimono, anche quando e’ palese che mancano della conoscenza per potersi pronunciare con cognizione di causa. Chiedo pero’ rispetto, sopratutto per chi con il vino ci vive, ci rischia e ci si impegna tutto. Non so cosa voglia il sig. Morino significare con quel (sic), e poco mi interessa, ma segnalo il rischio che manifestazioni del genere tengano lontani, come infatti avviene, la maggioranza dei produttori di vino dalla conversazione. Questo e’ un peccato, specialmente se si vuole capire anche il,punto di vista altrui. E’ ininfluente se si ritiene che il proprio sia l’unico giusto.
Massimiliano Montes risponde:
September 14th, 2014 ore 21:21
@gianpaolo, anche a me interesserebbero interventi da parte di altri produttori. Soprattutto da parte di produttori che il livello di solforosa in etichetta già lo indicano.
Massimiliano Montes risponde:
September 11th, 2014 ore 16:40
@gianpaolo, se la differenza tra i lotti è molto grande vuol dire che c’é qualcosa che non va…
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