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Il vino di mio nonno

Pubblicato il 11 Luglio 2013


di Nicola Cereda (Nic Marsel) 14 commenti

Rileggo, correggo, elimino, aggiungo. Questi pensieri in bianco e nero continuano a mantenere un’indelebile connotazione di provvisorietà.

Le parole nella mia testa necessitano di tempo per sedimentare, maturare e fissarsi in una specie di forma definitiva, stabile per un periodo ragionevolmente lungo. Come un vino che abbisogni d’un prolungato affinamento in bottiglia. Ma quand’è davvero il momento di consolidare e condividere? Quand’è il momento di stappare questa dannata bottiglia? E se nel frattempo la materia si fosse appiattita a causa di una cattiva conservazione o poichè priva della struttura adeguata? Affondo il cavatappi e avvito. Prendete un bicchiere e seguitemi.

Sono nato in una zona, la Brianza, non certo nota per la produzione vitivinicola sebbene nel mio piccolo paese uomini d’altri tempi abbiano fatto il possibile per tenere severamente impegnati i produttori di mezza penisola. Da bambino mi piaceva intrufolarmi di nascosto nella cantina di casa, dove il nonno teneva le sue amate dame e damigiane. Smuovevo con fatica ciclopica gli enormi boccioni quel tanto che bastava a inumidire i tappi e poi, sempre con circospezione, stappavo e leccavo le gocce rubino che già allora mi mandavano intriganti segnali dalla viscida superficie del sughero. Un giorno, inopinatamente, una zia mi colse con le mani nel sacco o forse sarebbe meglio dire con la lingua sul tappo, durante una delle mie prime, acerbe degustazioni dal basso. Disdetta! La spiona avrebbe spifferato la cosa a mio padre ed io sarei stato perduto. Ma ero stato persino ottimista: dopo un interminabile istante di sospensione, la zia scoppiò in una spaventosa risata e si precipitò all’esterno urlando a parenti e vicini tutto ciò di cui era stata testimone, trasformandomi nello zimbello del mondo intero. Avevo sette anni e quel giorno, sebbene i miei genitori non accennarono mai al fattaccio, decisi di prendermi una pausa ed interrompere per qualche tempo il mio rapporto col vino.

Vino che faceva comunque gridare allo scandalo in famiglia, dal momento che nonno Giusép Lisànder Marsél, classe 1900 e già parecchie primavere sulle spalle, non badava a spese per procurarsi quella brodaglia per la quale, secondo il parere dei figli enofobici e taccagni, avrebbe dovuto pagare dieci volte meno. Ma cosa ne sapevano loro, poveri astemi ignoranti? Cosa ne sapevano dell’ebbrezza dei sabati sera in cui quello squattrinato contadino quarantenne lasciava la Cascina Commenda (e uno stuolo di bocche da sfamare) col suo migliore amico Stevenén, per recarsi all’osteria del paese? Si narra che fossero entrambi formidabili bevitori e che si reggessero a vicenda sulla via del ritorno, aiutandosi a riemergere dalle rogge in secca dove inevitabilmente finivano per franare, lungo i due chilometri di sterrato nero d’inchiostro tra il bar e le rispettive camere da letto. Ad attenderli con trepidazione c’erano soltanto i “cavalée” (i ripugnanti bachi da seta), gli unici interessati al calore del loro alito mefitico.
Tuttavia nessuno si sarebbe mai sognato di giudicare alle stregua di alcolisti questi due uomini severi e dalla morale irreprensibile, mezzadri con due guerre mondiali e vent’anni di dittatura sulle spalle: “ciapà la cioca” (ubriacarsi) di tanto in tanto, non era certo ritenuto un comportamento deplorevole per quei tempi particolarmente duri in cui i momenti di svago erano davvero rari.

Nei confronti dei figli, il Marsél dovette tenere una condotta alquanto rigorosa ed austera, tant’è che essi seguitarono sempre a dargli del “voi”, vittime di un timore reverenziale per me inconcepibile. Io che per ovvie ragioni lo conobbi ormai avanti negli anni, ne conservo un ricordo diametralmente opposto. Le sue irripetibili e folcloristiche imprecazioni dovute ai rari, senili momenti di stizza, avevano il duplice effetto di far tremare le gambe ai figli e scatenare l’ilarità dei nipoti. Può essere che la vecchiaia ammorbidisca? Che la serenità giunga quando la fame, nemica di una vita, smette di bussare alla porta?
Ricordo che il giorno di San Giuseppe, da vero patriarca, sentiva l’obbligo morale di far baldoria con la discendenza al completo. Ed era sempre una gran bella festa: che si fosse in trattoria (a sue spese naturalmente … questione d’onore) o nella cantina di casa, vino e allegria non mancavano mai e il pomeriggio si finiva a ballare al ritmo dei tre quarti che sfuggivano al gracchiante altoparlante di un giradischi d’antan.

Giusép Lisànder Marsél godette di una salute di ferro e continuò a lavorare il suo piccolo fazzoletto di terra fino all’ultimo giorno che giunse a fine secolo e in tutta quiete, senza che quell’ometto canuto e sempre più minuto (la vecchiaia ridimensiona) lasciasse trasparire sofferenza alcuna. Ricordo bene il ghigno sornione e al contempo rilassato sul suo volto prima che la bara si chiudesse per sempre sopra di lui: il Marsél se la rideva sotto i baffetti argentei, come lo avevo visto fare mille altre volte, trasognato, come stesse già progettandone una delle sue con l’amico di sempre che l’aveva anticipato ormai da diversi anni.
A volte, assaggiando certi vini, mi torna alla mente quel sorriso e l’odore della vecchia cantina che non c’è più, dove stagionavano lardo, salami e prosciutti dello zio Ambrogio il norcino, ed è così che mi capita di precipitare nel burrone della mia infanzia. A volte, con un certo indescrivibile rammarico, provo ad immaginare quante avremmo potuto combinarne assieme io e Giusép Marsél se, per uno scherzo del destino, fossimo stati semplicemente amici.

 








14 Commenti


Massimiliano Montes commenta:
11/07/2013 ore 10:40

Vini di tempi passati. Austeri, per ammorbidirsi dovevano affinare una vita.
I giovani di oggi sono tutti microssigenati.

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Nic Marsél risponde:
July 11th, 2013 ore 21:04


@Massimiliano Montes, il mio antenato Marsél beveva solo piemontese, che io sappia nebbiolo e grignolino. Se poi fosse vino davvero buono…. boh! chi può dirlo …

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Nic Marsél risponde:
July 11th, 2013 ore 21:30


@Massimiliano Montes, P.S. L’iimmagine è una vecchia foto di famiglia con in mezzo il nonno Marsél credo nel 67 … ci sono anch’io che piango in braccio a mia madre :-) Grazie di averla pubblicata :-)

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Massimiliano Montes risponde:
July 11th, 2013 ore 22:07


@Nic, il vino sarebbe tuo nonno ;-)
Grazie a te di avercela regalata la foto!

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Andrea commenta:
11/07/2013 ore 10:56

Gran bel post Nic!
Mi ha fatto fare un tuffo malinconico in quella tua realtà passata e bucolica. Mi sarebbe piaciuto essere lì con te a provare quelle gocce rubino.
E magari ti facevo da palo… ;) )

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Nic Marsél risponde:
July 11th, 2013 ore 21:09


Grazie Andrea, per le marachelle di oggi più che un palo ci vorrebbe un autista :-) Felice di avere “amici del bar” su cui fare affidamento, spero ci faremo prima o poi un goccio assieme ;-)

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AzAgrIlCalamaio commenta:
11/07/2013 ore 11:19

Bellissimo post!
Mi hai fatto tornare in mente quando io e mio cugino scendevamo nella cantina di mio nonno piena di damigiane, tappate con il barattolo dei pelati per evitare che i topi rosicchiassero il sughero, e in queste intingevamo le dita per bere un miscuglio di olio e vino.
Ci sembrava buonissimo ma non credo che lo fosse veramente :-)
Grazie

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Nic Marsél risponde:
July 11th, 2013 ore 21:14


@AzAgrIlCalamaio, Grazie a te di essere passato :-) Non l’ho citato ma in effetti quella dell’olio (enologico? boh!) sarebbe una storia nella storia, come anche quelle delle candide pastigliette che galleggiavano in alcune damigiane. Sembravano le mentine della nonna. Quanto avrei voluto assaggiarle!

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Daniele Tincati commenta:
11/07/2013 ore 12:54

Bellissimo post evocativo.
anche per me i ricordi dei nonni, o addirittura dei bisnonni, si mescolano con gli odori delle vecchie cantine o delle case antiche.
Grazie di aver condiviso con noi la bottiglia :-)

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Nic Marsél risponde:
July 11th, 2013 ore 21:17


@Daniele Tincati, Grazie Daniele, era da qualche anno che questo racconto mi “tormentava”. Mi sono tolto un dente. Spero che nessuno ne abbia a noia :-)

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Patrizia commenta:
11/07/2013 ore 13:20

Che bella storia!
Grazie Nicola per averci reso tutti partecipi!

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Nic Marsél risponde:
July 11th, 2013 ore 21:29


@Patrizia, grazie a te di aver dedicato un po’ di tempo a questa lettura :-)

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A3C commenta:
11/07/2013 ore 23:08

bellissimo pezzo, commovente e intenso… a quando una bevuta insieme?

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Nic Marsél risponde:
July 12th, 2013 ore 16:10


@A3C, Grazie Armando, mi sono già perso quella del 22 giugno … prima o poi succederà ;-)

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