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Il gatto e la volpe. Storia delle classifiche dei siti più visitati

Pubblicato il 3 Gennaio 2014


di Massimiliano Montes 4 commenti

“Buongiorno. Siamo una società di marketing online e possiamo migliorare la vostra posizione tra le ricerche google e nelle classifiche dei siti più visitati. E’ sufficiente un piccolo investimento”

Questo è il tenore delle email ricevute. Stranamente dopo essere apparsi per la prima volta tra i primi 20 siti web di enogastronomia più visitati.

Ovviamente abbiamo del tutto ignorato la richiesta di soldi: abbiamo un ranking elevatissimo e siamo primi in assoluto nelle ricerche google che usano parole chiave inerenti il nome del nostro sito e gli argomenti da noi trattati.

E non ce ne frega nulla di scalare presunte classifiche di siti più visitati.

Dopo un breve periodo la nostra posizione in queste ipotetiche classifiche precipita vertiginosamente. E riceviamo una nuova email: “Siamo una società di marketing online e possiamo migliorare la vostra posizione nelle classifiche dei siti più visitati”.

Ma come, mi chiedo. Questi sono scemi?

Scrivo una email sia alla società che mendica il nostro denaro che ad alcune di queste presunte classifiche: “Gentili aziende, nell’ultimo quadrimestre abbiamo avuto un impennata di contatti. A settembre in occasione di un’intervista a Sandro Sangiorgi e di un post sul costo di vini pregiati abbiamo fatto anche 3-4.000 visite al giorno. Nell’ultimo quadrimestre viaggiamo su una media di 30.000 contatti al mese. Com’è possibile che ad agosto eravamo in cima e ora giù?”

E continuavo diffidando la presunta società di rilevamento che stila la classifica, chiedendo quali erano i parametri usati e perché non tenevano conto delle visite reali al sito piuttosto che di altri parametri surrogati.

Nessuna risposta dalle società, e posizione di gustodivino nelle classifiche dei siti più visitati giù a picco.

E’ possibile che tra le società di marketing online e quelle che stilano le classifiche non ci sia alcun nesso, che si tratti solo di una casuale coincidenza.

Però, penso che se tutti i siti web si rifiutassero di pagare poco funzionali campagne di marketing online, queste persone potrebbero andare a cercarsi un lavoro vero invece di infastidirci.

 








4 Commenti


Emiliano Farinella commenta:
03/01/2014 ore 13:34

Tra gli azionisti di Standard & Poor’s ci sono alcune delle banche di investimento che frammentavano e riconfezionavano i mutui sub prime in fondi che Standard & Poor’s valutava come AAA.

Mi prendo il privilegio di citarti: è possibile che tra le banche d’affari e le società di rating che le valutano non ci sia alcun nesso, e che si tratti solo di casuali coincidenze.

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Massimiliano Montes risponde:
January 3rd, 2014 ore 13:39


@Emiliano Farinella, ecchecivuoifà… la vita è fatta di coincidenze ;)

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Alessaandro commenta:
03/01/2014 ore 17:03

Ragazzi di Gustodivino vi stimo tantissimo anche per questo (perchè non usate il web marketing)!Così come i vignaioli naturali spero che anche voi non cediate a compromessi e son convinto che questa filosofia vi faccia crescere anchè perchè il modo in cui vengono trattati gli argomenti è tecnico e comprensivo anche da chi come mè fà tutt’altro nella vita .Leggendo questo post qui in alto mi è venuta in mente la storia che mi ha raccontato Vanni dell’azienda “Cinque Campi” di Puianello quando per comparire sulla guida Slow Wine gli hanno chiesto 12 bottiglie per tipo del vino della loro produzione e lui gli avrebbe risposto : “io ve le mando ma voi me le pagate” ,ovviamente vi lascio immaginare come è finita (sulla guida l’azienda non è comparsa). Viva l’anticonformismo e i vini naturali …………

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Massimiliano Montes risponde:
January 4th, 2014 ore 01:20


Grazie Alessandro. L’unico marketing che funziona è scrivere sinceramente e impostare la pagina in modo da avere maggiore visibilità per i motori di ricerca. Il resto è fuffa.

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