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Giornalismo italiano, gli scoop dell’Ansa: “Ottima annata vino si vende con un equazione”. Peccato che la notizia è del 1990…

Pubblicato il 12 Giugno 2014


di Massimiliano Montes Un commento

Su suggerimento di un amico vado a leggere questo pezzo pubblicato il 2 maggio 2014 sul periodico della più nota agenzia di stampa italiana, l’ANSA.

Parla di un professore di economia di Princeton, Orley Ashenfelter, che ha studiato un equazione matematica per prevedere la bontà e il prezzo dei vini rossi di Bordeaux.

L’ANSA conclude riportando la solita frase spiritosa di Robert Parker: “Tra chi si è scatenato contro la teoria di Ashenfelter, il re dei guru del mondo enoico, Robert Parker, che sull’argomento è stato ‘tranchant’: non vorrei mai essere invitato a casa sua a bere una bottiglia di vino”.

equazione-matematica-vino

.

Brillante teoria, mi interessa e vado a verificarla. Faccio una piccola ricerca sul Prof. Orley Ashenfelter e scopro, senza grande fatica, la bufala. Il Prof. Orley Ashenfelter questa teoria l’aveva formulata nel 1990.

A testimonianza un articolo del New York Times del 4 marzo 1990 che potete leggere cliccando sull’immagine seguente.

Wine Equation Puts Some Noses Out of Joint

.

Poco importa che la più importante agenzia italiana citi come fonte Winenews, un periodico online di enogastronomia. L’ANSA è l’ANSA! Winenews non è una “fonte”, le fonti sono l’origine diretta della notizia.

Il Prof. Orley Ashenfelter è una fonte. Se il giornalista avesse intervistato il Prof. Ashenfelter o avesse riportato una sua pubblicazione allora si, quella sarebbe stata una fonte.

Il fatto di scopiazzare malamente una non-notizia e citare come fonte una non-fonte non solo non giustifica, ma è una grave aggravante che la dice tutta su cosa sia il giornalismo oggi in Italia.

Evidentemente il tempo delle 5W, Who What Where When Why (chi, cosa, dove, quando, perché) è tramontato. Il cronista che andava per strada a cercare la notizia non è più di moda. Il Direttore cerbero che controllava le cappellate scritte dai suoi sottoposti non esiste più (anche perché spesso oggi il Direttore è pagato proprio per scriverle le cappellate).

E questi giovani “free-lance” sottoccupati, invece di lamentarsi e scalmanarsi perché ritengono di essere “sfruttati” imparino a fare veramente il loro lavoro (magari prendendo ad esempio veri giornalisti come Ilaria Alpi) senza piagnucolare e frignare.

E imparino a non vendere il didietro al primo arrivato.

E poi si lamentano dei blog…

 








1 Commento


Roberto commenta:
12/06/2014 ore 15:37

fidarsi della stampa…. se a livello politico scrivono anche così siamo nei guai

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