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Eliminare Brettanomyces e tartrati dalle botti: uno studio dei vignaioli della Côtes du Rhône

Pubblicato il 3 Febbraio 2014


di Edith Di Salvo 9 commenti

La pulizia delle botti con il ripristino della sterilità relativamente ad alcuni lieviti parassiti, e l’eliminazione di gran parte dei depositi di tartrati è fondamentale per evitare puzze nel vino e per il riutilizzo delle botti negli anni.

Spesso queste tecniche sono osteggiate dagli stessi enologi o tecnici di cantina, che consigliano l’acquisto di botti o barrique nuove. Se tutti i vini che affermano di essere maturati in legno nuovo lo fossero veramente, non basterebbero tutte le foreste del pianeta.

L’alternativa alle botti nuove è l’uso dei cosidetti “legni alternativi” o chips, trucioli. Rispetto ai chips le barrique nuove offrono un maggior apporto di ossigeno al vino, che però può essere vicariato in economia con tecniche di microssigenazione: chips e microssigenazione sono in realtà le tecniche alternative più usate oggi per produrre i cosiddetti vini “barricati”.

Sia le barrique nuove che i trucioli di legno in immersione però determinano profonde alterazioni del profilo organolettico del vino. Questo è il motivo per cui i vinificatori tradizionali, e coloro che comunque non amano le leziosità trasmesse dal legno nuovo al vino, preferiscono utilizzare botti usate.

Le botti usate creano principalmente due problemi in cantina: la crescita abnorme di colonie di lieviti parassiti, come il Brettanomyces che conferisce il caratteristico odore di stallatico, e i depositi di tartrato.

Nicolas Richard, per conto dei vignaioli della Côtes du Rhône ha studiato sperimentalmente sei metodi:

- Il generatore di vapore a 110 °C per 10 minuti.

- L’acqua calda a 70 °C ad una pressione di 100 barper 7 minuti

- Il sistema degli ultrasuoni. Si riempie la botte con acqua calda a 65°C e poi fa seguito 10 minuti di ultrasuoni ad alta potenza. Il principio è quello di generare la cavitazione in acqua che rompere i cristalli di tartrato e le membrane dei microrganismi.

- Ammollo chimico. Un ora di ammollo in idrossido di sodio, poi risciacquo con acqua per un ora e poi immersione permanganato, seguito da risciacquo con acqua.

- Acqua ozonizzata. Cinque minuti di spruzzi di acqua ozonizzata a 900 ppm prodotte da un generatore, spruzzate a 3 bar di pressione.

- Anidride solforosa. La barrique è svuotata poi leggermente risciacquata con acqua fredda, quindi viene inserita anidride solforosanella misura di 5 g per hl.

Il vapore acqueo a 110 °C per 10 minuti uccide tutti i Brettanomyces ed elimina gran parte dei tartrati. Il metodo degli ultrasuoni ottiene lo stesso risultato eliminando ancor più tartrati.

Gli altri sistemi riescono a controllare in parte le colonie di lieviti parassiti ma non hanno efficacia sui tartrati.

Secondo questo studio una combinazione di vapore a 110° seguita dagli ultrasuoni col metodo sopra descritto sarebbe capace di determinare una totale igienizzazione della botte e la rimozione della maggior parte dei tartrati.

La rimozione dei depositi profondi, oltre i tre millimetri, sembrerebbe meno efficace. La ripetizione annuale della metodica garantirebbe lunga vita alle botti e salubrità al vino, con buona pace dei produttori di legni, ortodossi o alternativi.

http://www.gustodivino.it/allegati/Igienizzare-le-botti.pdf

 





9 Commenti


intagliatore commenta:
03/02/2014 ore 14:04

Sta cosa delle barricche nuove è una presa per il kulo mostruosa. I vini vengono fatto con trucioli di legno e basta. Non è una novità il vapore per i legni, lo si fa da sempre. Gli ultrasuoni sono interessanti, da provare. Una botte o una barrique possono essere usate praticamente all’infinito se ben tenute.

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Massimiliano Montes commenta:
05/02/2014 ore 09:14

Un bravo vignaiolo mi dice in privata sede che alcuni produttori di botti sconsigliano la pulizia con vapore a 110°. Noi riportiamo il testo di uno studio commissionato dai vigneron della Côtes du Rhône, non mettiamo nulla di nostro e non entriamo nel merito. Non conosco i motivi di tali “controindicazioni” e quali “evidenze” e prove vi siano a favore o contro una maggiore usura delle doghe.

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roberto quaranta commenta:
05/02/2014 ore 10:50

Uso botti di medie dimensioni garbellotto da 8 anni. I primi 5 le ho trattate con vapore caldo, da tre anni uso il metodo della bomba di ultrasuoni perché avevo un problema di accumulo di tartrati nelle doghe. Sono in perfette condizioni e le analisi rivelano la totale assenza di bretanomices. Se in futuro si rompe qualcosa vi avviso :-)

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Luciano Ferrari commenta:
05/02/2014 ore 13:38

Proprio Garbellotto da indicazione agli acquirenti di non usare metodi fisici come il vapore acqueo a 120°, sugli ultrasuoni l’azienda non si sbilancia. Comunque conosco produttori che puliscono barrique e botti garbellotto con vapore da anni senza alcun problema.

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Frank Höster commenta:
06/02/2014 ore 10:05

Confermo. Specifiche istruzioni garbellotto non prevedono disinfezione con vapore. Se si seguono le regole non si deve fare. Altrimenti si assume ognuno la responsabilità. La pulizia delle cantine è fondamentale elemento per la pulizia del vino.

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Massimiliano Montes risponde:
February 6th, 2014 ore 12:46


@Frank Höster, Jawohl Frank! Anche se non ho capito bene la soluzione che proponi :-)

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Leonardo commenta:
18/05/2014 ore 06:28

Qualcuno sà se il Brettanomyces puà essere eliminato con gli ioni di argento?

Esistono delle sferette ceramche che rilasciano <15ppm di ioni di argento è vengono utilizzate per la pastorizzazione a freddo (latte, birra ec.) e la disinfezione delle acque.

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Massimiliano Montes risponde:
May 18th, 2014 ore 11:56


@Leonardo, non so se siano autorizzati per l’enologia. Giro la domanda a un tecnico ;-)

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Pietro Romiti commenta:
01/10/2020 ore 08:16

Io sono un Bottaio le botti le rigenero esportando 4 millimetri di legno e dando una leggera fiammata elimino i batteri la botte torna al 90 % del nuovo

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