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Autorizzato l’arricchimento dei mosti fino al 2% di volume alcolico per la vendemmia 2014. Ma la domanda è sempre la stessa: con cosa?

Pubblicato il 20 Settembre 2014


di Massimiliano Montes 16 commenti

In annate sfavorevoli, come la 2014, la gradazione alcolica può essere inferiore alla media, e questo manda in panico alcuni produttori.

La Commissione europea ha autorizzato l’incremento di un ulteriore 0,5% volumico per l’arricchimento dei vini provenienti dalla vendemmia 2014, che sale così al 2% complessivo. L’autorizzazione vale per Veneto, Friuli Venezia Giulia, provincia di Trento, provincia di Bolzano, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e l’area della Dop Orvieto.

Mosto concentrato, mosto concentrato rettificato (MCR), e zucchero d’uva cristallino, sono le tre possibilità concesse dalla legge per aumentare il grado zuccherino dei mosti, e conseguentemente il grado alcolico del vino.

Al netto dell’idea (a mio parere balorda) che un vino più alcolico sia migliore, mi chiedo se l’arricchimento sia uguale con tutti e tre i prodotti consentiti.

Il mosto concentrato e semplicemente mosto fresco parzialmente disidratato. Conserva tutte le qualità organolettiche della varietà di provenienza, per cui il mosto concentrato da uve Merlot saprà di Merlot. E aggiungerà queste caratteristiche al vino che va ad arricchire.

Il mosto concentrato rettificato è praticamente acqua e zucchero d’uva. Non modifica il profilo aromatico del vino ma diluisce il mosto e tutte le sue componenti (tranne lo zucchero).

Lo zucchero d’uva cristallino è un ulteriore concentrazione del mosto concentrato rettificato fino a fare cristallizare il fruttosio e il glucosio naturali dell’uva.

Mi sembra abbastanza evidente che il mosto concentrato è forse la maniera più sciagurata di arricchire, perché consente di aromatizzare, per esempio, un Sangiovese al sapor di Merlot. Bisognerebbe proibirne l’uso o imporre l’indicazione in etichetta in caso di utilizzo.

Lo zucchero d’uva cristallino, anche se ricorda tanto lo zuccheraggio illegale dei mosti, è forse la maniera più rispettosa per aumentare il grado alcolico. Sempre sottolineando che non è il grado alcolico a rendere buono un vino.

 

Fonte: Ansa

 





16 Commenti


Alessaandro commenta:
20/09/2014 ore 12:26

Salve signor Massimiliano ,questo articolo da lei pubblicata mi ha fatto ripensare ad un episodio raccontato da Mario Soldati nel libro “Vino al Vino” quando si incontra con il signor Giovanni Bonvicino a Siracusa nel 1968 dell’azienda vinicola Arethusa e si discuteva già allora della contraddizzione della legge Italiana e delle diffuse false credenze che lo zuccheraggio fatto come in Francia sia nocivo alla salute mentre veniva tollerato il taglio con altri mosti.E proseguendo nella lettura spiega che secondo lui ci sia un motivo politico atto ad aiutare i grandi latifondisti e società meridionali a vendere i loro mosti provenienti da terre bruciate.Purtroppo vedo troppa gente guardare la gradazione prima di acquistare una bottiglia ignara dell’adulterazione che la legge tollera.Sogno ancora il giorno in cui ci saranno etichette trasparenti e magari si riuscisse a mettere mani su queste leggi e anche su tutte le denominazioni prendendo spunti da sistemi meticolosi che funzionano realmente come quello francese ,ma credo che a qualche persona non piacerebbe e quindi le cose restano così.
Ne approfitto prendendo spunto da un discorso fatto da Natalino del Prete ,che invocava ad una unione di tutte le associazioni di vini naturali ad eleggere una persona di un certo rilievo alla presidenza che possa avere voce in capitolo a Bruxelles

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Massimiliano Montes risponde:
September 20th, 2014 ore 15:42


Salve Alessaandro, grazie per il contributo. Non credo che ci siano motivi politici, ma di costi. Anche lo zucchero d’uva viene dall’uva…. per i latifondisti (come li definisci tu) non cambia nulla. Solo che tra i tre è il metodo più costoso. Il mosto concentrato ha il vantaggio che consente di sofisticare il vino legalmente, aromatizzandolo.
La mia impressione, per le voci di corridoio che raccolgo, è che quando si vuole semplicemente alzare il grado alcolico si acquista una pedana di zucchero da cucina e lo si butta nel mosto. Tanto nessuno controlla.

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gianluigi zaramella commenta:
20/09/2014 ore 15:00

posso essere anche d accordo ma cosa ne facciamo di questo vino lo buttiamo……………

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Wine Roland commenta:
21/09/2014 ore 23:10

quest’anno, a quel che risulta, l’Italia produrrà meno vino dei francesi, e pure meno alcolico. Tutti a piangere il mancato primato ma, a quanto pare, i produttori non saranno in grado nemmeno di vendere quel ‘poco’ prodotto perché poco alcolico. Eppure il mercato internazionale sta andando nell’opposta direzione, chiedendo vini meno alcolici. Contraddizioni di un sistema che, nonostante si parli di vino, sembra far acqua da tutte le parti? E quindi, aggiungendo MCR di Merlot al Sangiovese in modo legale, quale è la differenza con chi, in modo truffaldino, mescola Merlot al Sangiovese spacciandolo per Brunello?

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Eretico Enoico commenta:
22/09/2014 ore 00:12

Nella vita esiste sempre la possibilità di scelta e questo vale per i piccoli produttori come le grandi aziende . Aggiungere zucchero non fa male alla salute ma è’ manipolare seppur legalmente ed appunto perché legale andrebbe indicato in retroetichetta obbligatoriamente . Visto che ,come qualcuno spesso asserisce ,vige l’equazione più alcol più mercato estero credo che con tale informazione in etichetta il mercato crollerebbe . Tra i vari tipi di ” arricchimento” quello meno invasivo e neutro e’ ovviamente da preferire mentre il resto andrebbe vietato,personalmente prediligo le decine di amici vignaioli ( molto importanti e stimati alcuni) che accettano l’annata , vinificando vini diversi ma certamente più sinceri dei vini “acchitati ” . Mi perdonerete se non ragiono su truffe e omissioni di pratiche illegali perché credo non ne valga la pena per non offendere chi lavora con deontologia e nel rispetto etico del consumatore.

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Vittorioeno commenta:
22/09/2014 ore 15:34

Ma perchè vi ponete tutte queste inutili domande sul vino?Mi spiegate qual’è il problema dell’aumento del grado alcolico tramite aggiunta di mosto concentrato rettificato liquido o cristallino che sia?Ma vi prego non datemi risposte morali, bensì pratiche, reali. Inoltre non è prevista l’aggiunta di mosto concentrato “NON RETTIFICATO” per i vini a denominazione. Questo perchè comparirebbe in bolla di trasporto e sarebbe una vera e propria autodenuncia di frode. Il nero non è argomento che mi riguarda. Il vino è in assoluto il prodotto più controllato e certificato d’Italia. Fatto con uva Italiana e da mani Italiane. Penso che sia di persè una sicurezza. Basta sputtanarlo e siatene un pò più orgogliosi.

Sfogo di un cantiniere VERO

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Nic Marsél risponde:
September 22nd, 2014 ore 17:24


@Vittorioeno, a me non è che scandalizzi. Personalmente vorrei solo poterlo leggere in etichetta. Non per una questione morale nè per un motivo salutista. Soltanto vorrei poter premiare con la mia scelta d’acquisto chi è capace di ottenere un vino eccellente senza ricorrere ad altro se non alla propria uva. Come consumatore, non dovrei averne diritto? Non sarebbe bello anche per il comparto vinicolo in generale? Sfogo di un consumatore VERO.

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Massimiliano Montes risponde:
September 22nd, 2014 ore 18:44


@Vittorioeno, sai ho bevuto eccellenti vini a 12′ e pessimi vini a 14,5. Mi disturba vedere vini anche di note cantine sempre uguali a 14,5′ anno dopo anno. Non riesco ad esserne orgoglioso. Sono orgogliosissimo invece delle nostre eccellenze.

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vittorioeno risponde:
September 24th, 2014 ore 14:37


Le ultime annate (fino alla scorsa) sono state eccelse, anzi grandiose. Chi ha condotto bene le vigne e pazientato nel raccoglierle ha ottenuto ottimi risultati. Non dimenticare che l’alcol (-OH) è una molecola dolce e nelle zone del nord aiuta a rendere piacevoli i vini.
12° comunque è un gran vino, a mio modesto pensiero. Quest’anno tribuliamo ad ottenere degli 11. Tu cosa faresti se fossi un produttore??

Nessuno però ha risposto alla mia domanda: mi spiegate qual’è il problema PRATICO/CHIMICO/FISICO nell’arricchire i vini di mosto concentrato rettificato??

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vittorioeno commenta:
24/09/2014 ore 14:45

Caro Nic Marsél tu, per caso, ti interessi di che principi attivi è fatto il dentifricio? e il bagno schiuma? e la maionese? e il gelato confezionato? e i biscotti della mulino bianco? e la cioccolata novi? Mi potresti spiegare perchè, a questo punto, ci si debba fossilizzare sull’ addizione o meno di zucchero NATURALE proveniente da uva italiana (ricordiamo che siamo l’unico stato che ha come obbligo l’utilizzo di mcr da uva nazionale per il sostentamento delle aziende agricole del sud Italia…) e obbligarne la dicitura in etichetta? Cioè, ma stiamo dando i numeri per caso????

COERENZA!!!!!!!!!!!!

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Nic Marsél risponde:
September 24th, 2014 ore 17:24


@vittorioeno, effettivamente me ne interesso :-) sebbene sfortunatamente non mangi nulla di ciò che hai citato :-) Tuttavia quei prodotti riportano gli ingredienti. Personalmente non voglio obbligare nessuno. Tranquillo. Continua pure a fare ciò che è in tuo diritto :-) La legge già darebbe la libertà di scrivere un’etichetta sufficientemente trasparente. Come consumatore cerco di dare fiducia a quei virtuosi che sfruttano questa opportunità. Coerenza a chi, scusa?

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vittorioeno risponde:
September 25th, 2014 ore 09:40


@Nic Marsél, Quindi quando prendi il caffè chiedi puntualmente se lo zucchero è di canna cubana, sudamericana o barbabietola di Alessandria?

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Nic Marsél risponde:
September 25th, 2014 ore 09:48


@vittorioeno, potrei rispondere che lo prendo amaro e continuare all’infinito… :-) eddai il buon senso ci vuole anche da parte tua

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vittorioeno commenta:
26/09/2014 ore 15:29

Il buon senso ce l’ho, ma continuo a non capire l’utilità di dover mettere in etichetta: additivato di zucchero d’uva. Cerca di capire i controsensi:
Un produttore ora che fa vino da tavola non può scrivere l’origine dell’uva perchè non certificabile ma dovrà scrivere additivato di zucchero. Ciò lascia intendere che sia più importante riconoscere l’origine dello zucchero che non l’origine del prodotto in se per se. Non ti sembra assurdo?
Inoltre lo scandalo vero e proprio. per me, è che i produttori di vino italiani siano obbligati ad arricchire con mosti di uva concentrati italiani, tutto per reggere in piedi le aziende vitivinicole del sud. Il resto del mondo usa lo zucchero.

Mi viene da pensare a quella storia degli astronauti americani che avevano una penna super tecnologica per scrivere ad inchiostro senza gravità, mentre i russi usavano la matita.

Siamo veramente un paese strano

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Massimiliano Montes risponde:
September 26th, 2014 ore 16:09


@vittorioeno, se c’è mosto concentrato io lo voglio sapere, soprattutto se da vitigni internazionali. Voglio sapere anche se ci sono chips (trucioli) o staves o polverine varie, se c’è gomma arabica, se sono stati utilizzati enzimi, se la fermentazione è stata spontanea o con inoculo di lieviti selezionati, che lieviti selezionati sono stati usati (aromatizzanti?), se ci sono residui di pesticidi seppur a norma di legge.
Io sono un consumatore, prima ancora che un critico, spendo molto e voglio sapere cosa bevo.
Se tu non hai nulla da nascondere dovresti essere d’accordo con me.

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vittorioeno commenta:
01/10/2014 ore 16:53

1) non esistono lieviti aromatizzanti
2) l’MCR è esclusivamente creato da uve ITALIANE
3) chips o staves o polverine come le chiami tu sono consentite solo nei vini da tavola (compra doc e non li troverai)
4) la gomma arabica è semplicemente un essudato essicato di specie particolari di acacia. 100% naturale utilizzato nella stragrande maggioranza dei cibi o bevande a rischio di instabilità
5) La legge prevede l’assenza di residui di pesticidi. Tra l’altro la vite è una delle specie che viene gestita con minor numero di trattamenti nell’intero comparto ortofrutticolo ed ormai, con ò’entrata della 2078, i trattamenti sono presso che tutti autorizzati dalla legislazione del biologico.
6) i lieviti selezionati sono 1000% naturali, ultra certificati.

Spero che il tuo punto di vista rimanga raro, o avremmo persone che si intasano di medicine, vivono nelle grandi citta in mezzo allo smog, ma pretendono di avere delle etichette lunghe come dei papiri perchè fanno della loro ragione di vita sapere se c’è o meno la GOMMA ARABICA (e arabica non è la provenienza…).

oncludo questa conversazione dicendo che forse in Italia dovrebbero far parlare un po di più gli esperti del settore anzichè semplici appassionati. In francia i temi enologici li prendono in mano Enologi, Agronomi e produttori, persone che fanno del loro lavoro la loro vita. Noi abbiamo i Sommelier. Esperti assaggiatori, percarità, ma assolutamente non esperti delle materie propedeutiche per la creazione di un vino: biologia, fisica e chimica.

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